DIFFICOLTÀ DI COPPIA

L’amore

Le relazioni d’amore sono generalmente relazioni in cui, reciprocamente, il partner è qualcuno che ci riconosce, ci apprezza e ci accetta per le persone che sentiamo di essere e che desideriamo essere. È qualcuno con cui sentiamo di poter crescere ed evolvere, partendo dal rispetto di chi siamo, perché sentiamo di essere capiti e appoggiati nel nostro cambiamento personale. Così come nel tempo cambiano i singoli partner, così cambia la coppia, e a volte questo cambiamento porta a delle difficoltà di coppia.

Le difficoltà di coppia

Una coppia è una relazione tra due persone e, in quanto tale, cambia e si evolve nel tempo. La coppia attraversa varie fasi e può trovarsi ad affrontare degli ostacoli o delle difficoltà. A volte riesce a trovare un modo di superarle, altre volte sembra diventare impossibile. Iniziano così i conflitti, le incomprensioni, le recriminazioni, la tristezza, la delusione e la rabbia. C’è la paura di perdersi ma anche la fatica di stare con l’altro, perché è come se non si riuscisse più a trovare un modo per stare bene insieme. Il partner non è più chi ci capisce e ci sostiene ma diventa colui che ci disconferma, ci svaluta, ci critica.

I problemi più comuni nelle coppie

Le difficoltà di coppia spesso hanno a che fare con alcuni temi principali:
 
  • il rapporto con la famiglia di origine
  • l’educazione dei figli
  • la sessualità
  • la gestione dei soldi
  • la divisione delle mansioni domestiche
  • la vita sociale
  • la gestione del tempo libero
  • le relazioni extra-coniugali

Il conflitto

Il problema non è il conflitto in sé ma l’incapacità dei partner di far sì che quel conflitto permetta un’evoluzione propria e della coppia. Cosa lo impedisce? Spesso ciascun partner sente messe in discussione la propria idea di sé e il proprio modo di stare in relazione da parte dell’altro partner: si sente svalutato, criticato, non ascoltato, e di fronte a questo tende a difendersi. Il conflitto è comunque un modo che i partner hanno per continuare a stare in relazione, in mancanza di altre possibilità. Nonostante ci sia un contrasto a livello verbale e di comportamento, in qualche modo i partner collaborano nel portare avanti il conflitto. Il conflitto diventa un modo per non lasciar andare l’altro e la coppia.

I vari vissuti

Sono vari i vissuti che ogni partner può trovarsi a provare, ma tra questi emergono:
 
  • “non ti riconosco più”: un partner non riconosce più l’altro per la persona che pensava che fosse, gli sembra quasi uno sconosciuto. La sensazione che prova è di confusione, perché l’altro gli risulta imprevedibile.
  • “non ti capisco più”, “come ho fatto a trovarmi in questa situazione?”: la sensazione è quella di angoscia nel non riuscire più a capire come stare in relazione con il partner, ci si sente inadeguati, si prova un senso di perdita dell’altro e di parti di sè.
  • “è colpa tua”: la sensazione è che sia il partner la causa del problema che si sta vivendo.
 

Esempi di difficoltà di coppia

Spesso le difficoltà di coppia nascono quando ognuno porta avanti la propria prospettiva, senza provare a comprendere quella dell’altro. La difesa del proprio punto di vista impedisce di comprendere il punto di vista dell’altro e, di conseguenza, fa sì che ogni partner continui a sentirsi non compreso, non ascoltato, non tenuto in considerazioneIn questo modo il conflitto, invece di aiutare a risolvere il problema, lo esaspera: ogni partner cerca il riconoscimento dell’altro attraverso il farlo aderire alle proprie posizioni, impedendosi così di comprendere perché l’altra persona sta scegliendo di comportarsi in modo diverso. 
 
Un esempio è quello dove un partner soffre particolarmente quando si sente escluso e rifiutato, quindi cerca continuamente il confronto e prova a convincere il partner delle proprie ragioni, tirandolo dentro la discussione; l’altro partner, però, dentro le discussioni si sente sopraffatto, fa fatica a pensare e a parlare, perché teme che potrebbe peggiorare la situazione, per cui preferisce ritrarsi. Se entrambi i partner non si danno la possibilità di comprendere i reciproci bisogni, la loro storia e il modo in cui si esprimono, continueranno, senza saperlo, a confermare le paure dell’altro: un partner si sentirà escluso e rifiutato quando l’altro si ritrarrà dal confronto e quest’ultimo si sentirà poco rispettato, si sentirà costretto e vivrà il confronto come un’imposizione. 

Ciò che nessuno dei due riesce a vedere è che entrambi stanno in realtà cercando di mantenere la relazione, senza però considerare che forse ognuno ha un suo modo, diverso da quello dell’altro. Quello che può sembrare disinteresse (il ritrarsi) o accanimento (il cercare il confronto ad ogni costo) è il modo migliore che quel partner ha, in quel momento, per tutelare sé e il rapporto.
 

Come affrontare le difficoltà di coppia

Per provare a superare in modo nuovo le vostre difficoltà di coppia, il primo passo è fare un passo indietro, darvi reciprocamente spazio e provare a comunicare. Perché l’altro sceglie proprio quel modo di stare nel conflitto? Che significato ha per lui? Qual è invece la sua percezione del nostro modo? Perché lo mette in difficoltà? E che significato ha il nostro modo? Da dove nasce? Perché non riusciamo a fare altrimenti?

Se questo vi risulta difficile, la psicoterapia di coppia è uno spazio che permette di darsi tempo per provare a comprendersi e per trovare nuovi modi di stare insiemeComprendere il punto di vista reciproco e da dove nasce, permette spesso di riconoscere che, per entrambi, sotto la rabbia e la delusione, c’è una sofferenza, che viene portata nella relazione in modo diverso. 

Come questa comprensione può modificare il vostro modo di stare insieme? In che modo ognuno di voi può lavorare sulle proprie dimensioni sensibili e fare nuovi tentativi con l’altro? Come può modificare la relazione il fatto che entrambi proviate a leggere i comportamenti dell’altro non solo sulla base del vostro punto di vista ma sulla base della comprensione dell’altro? Cosa potete fare per la coppia, oltre che per voi stessi?

Se anche tu e il tuo partner siete in difficoltà nella vostra relazione e avete desiderio di provare ad affrontare la situazione, contattatemi

RAFFORZARE AMICIZIA E INTIMITÀ NELLA COPPIA

Nel tempo può capitare che in alcune relazioni le difficoltà costanti e non affrontate portino a una sempre maggiore distanza emotiva tra i partner, che arrivano a non condividere più nulla e ad essere estranei l’uno per l’altro. Come fare per ricreare intimità e complicità?

  • Fare domande aperte: rivolgersi reciprocamente delle domande aperte, volte ad esplorare diversi ambiti e a riscoprire i valori, gli interessi, le paure e le speranze del proprio partner.
Ad esempio: “Cosa ti piace fare più di ogni altra cosa? Quali sono le tue amicizie più strette? Perché? Come ti vedi fra 10 anni? Quali sono per te i momenti più importanti della tua vita? Cosa fai per rilassarti? Cosa ti piace fare da solo/a? Qual è la cosa che pensi di saper fare meglio? Qual è il tuo cibo/canzone/film preferito? Cos’è che proprio non tolleri?”
  • Creare nuovi rituali di contatto: cercare di introdurre piano piano delle modalità regolari e prevedibili di stare in contatto.
Ad esempio un bacio, un abbraccio, delle gite o vacanze insieme, delle cene fuori (in base al livello di intimità raggiunto nel corso del tempo).

Questo permette ad ogni partner di aggiornare, se non di ricostruire dal principio, le mappe dell’amore dell’altro e di trovare nuovi modi di avvicinarsi. Avvicinarsi e riscoprirsi creerà il terreno da cui potranno nascere l’apprezzamento e la stima reciproca.

Bibliografia
Schwartz Gottman, J. – Gottman, J. (2017). Dieci principi per una terapia di coppia efficace. Cortina Raffaello

MIGLIORARE LA GESTIONE DEI CONFLITTI NELLA COPPIA

Ci sono due modi principali, individuati dai coniugi Gottman, per migliorare la gestione dei conflitti: elaborare una lite e sostituire i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse.

Elaborare una lite

In una coppia è fondamentale riuscire ad affrontare insieme i conflitti spiacevoli ed elaborarli. Infatti, far finta che questi non siano accaduti non aiuta ad andare avanti serenamente, perché le ragioni dei conflitti non scompaiono realmente ma rimangono sepolte in profondità. Evento dopo evento, lite dopo lite, se non affrontate, si accumulano fino ad emergere in modo esplosivo.

Come fare se la rabbia, il risentimento, la paura, il disprezzo prendono il sopravvento e degenerano nei conflitti?

Innanzitutto bisogna abbandonare l’idea che uno dei due partner detenga la ragione e bisogna uscire dall’ottica per cui è necessario stabilire chi abbia il diritto di addossare la colpa all’altro. È fondamentale per i due partner comprendere che ogni evento può essere visto da diverse prospettive, una per ogni punto di vista presente sulla situazione, e che nessuna è quella giusta. Bisogna abbandonare i concetti di valore giusto sbagliato e considerare che esistono diverse prospettive, tutte quante valide. Inoltre, bisogna cercare di prendere una distanza emotiva da ciò che è accaduto e rivederlo come se fosse un film.

Come procedere?

I coniugi Gottman hanno evidenziato 5 fasi che è possibile attraversare per elaborare insieme i conflitti- o un evento spiacevole:

  • Condividere i propri sentimenti: è importante dire al partner come ci si è sentiti in quella situazione, senza dire il motivo e senza fare commenti sui sentimenti espressi dal partner.

Ad esempio: “Mi sono sentito/a trascurato/a, offeso/a, criticato/a…”

  • Descrivere la propria realtà: raccontare come è andata dal proprio punto di vista, rispettando quando è il turno di parola del partner, e riconoscendo come valida o comprensibile almeno una parte della realtà per come è stata vissuta dal partner.

Ad esempio:
A: “Penso di essermi sentita così turbata perché sai che in questi giorni ho molte cose a cui stare dietro, pensavo capissi che avevo bisogno di aiuto”.
B: “Hai ragione, è che mi sembri sempre in grado di stare dietro a tutto e quando ti offro il mio aiuto spesso mi urli contro che ce la fai da sola”.
A: “È vero, ho sempre questa tendenza a voler strafare per non mostrare le mie debolezze. Comunque potevo chiedertelo gentilmente invece di urlarti contro”.

  • Condividere esperienze o ricordi che possano aver influenzato la situazione: è importante condividere con il partner esperienze che ci riguardano, anche dell’infanzia, che possano aver influito sul nostro modo di reagire alla situazione attuale.

Ad esempio: “Mi arrabbio quando fai qualcosa che non mi coinvolge perché da piccola mi sono sempre sentita esclusa da tutti, in particolare ricordo una volta quando…”.

  • Riconoscere la propria responsabilità: ammettere il proprio ruolo nel verificarsi dell’evento.

Ad esempio: “Mi dispiace, riconosco che a volte pretendo che tu mi legga nella mente invece di chiederti espressamente aiuto”.

  • Progetti costruttivi: progettare insieme come si possa far funzionare meglio le cose in futuro.

Ad esempio: “Forse quando vediamo che iniziamo a scaldarci e urlarci contro potremmo prenderci dieci minuti per abbassare la tensione e poi parlarne con calma, cercando di ascoltarci”.

Sostituire i 4 cavalieri

  • Critiche: invece di attribuire il problema relazionale ai difetti del partner, usando aggettivi come “sei incapace”, “sei egoista”, “sei un fannullone” o frasi come “non sei mai…” o “sei sempre…” è importante che ogni partner riesca ad esprimere i propri sentimenti con un messaggio che parla di sé, e non dell’altro. Tale messaggio inizia con un “Mi sento…”. Si può poi spiegare la situazione che ha suscitato tali emozioni, senza accusare il partner di esserne il motivo scatenante, e esprimere i propri bisogni concreti attraverso delle domande gentili rivolte al partner “Potresti gentilmente..?”. dunque, il modo per superare l’atteggiamento critico è quello di rivolgersi all’altro con gentilezza, esprimendo ciò che si prova senza accusare l’altro.
  • Disprezzo: anche l’esprimere disgusto attraverso critiche caratterizzate da un velo di superiorità e disgusto può essere sostituito dalle stesse richieste ed espressioni gentili che possono essere usate al posto delle critiche.
  • Ritiro sulla difensiva: la nostra naturale tendenza è quella di rispondere agli attacchi o fuggendo o contrattaccando a nostra volta, instaurando però un circolo vizioso. Un modo per rompere questo circolo è fare lo sforzo di riconoscere ed assumersi una parte di responsabilità rispetto a ciò che è avvenuto o sta avvenendo. Sebbene questo possa farci sentire esposti, vulnerabili e senza valore, in realtà verrà apprezzato dal partner, che si sentirà ascoltato e abbasserà le sue proprie difese.
  • Ostruzionismo: essendo l’ostruzionismo un modo per gestire la forte attivazione fisiologica che accompagna un momento di alta tensione emotiva, il modo per evitare di ricorrere ad esso è prendersi una pausa e dedicarsi all’auto-rilassamento. Ciò significa concordare con il partner di rimandare a più tardi la discussione e di prendersi ognuno un momento per abbassare l’attivazione, facendo qualcosa di piacevole e capace di distrarre dalla situazione (leggere, guardare la tv, ascoltare la musica, fare yoga o una passeggiata). La pausa dovrebbe durare dai 30 minuti a non più di 24 ore.

Bibliografia
Schwartz Gottman, J. – Gottman, J. (2017). Dieci principi per una terapia di coppia efficace. Cortina Raffaello

LA CASA DELLA RELAZIONE SOLIDA

Quali sono i principi di una relazione di coppia sana, solida, positiva?

Attraverso i risultati ottenuti da vari studi, i coniugi Gottman hanno elaborato la teoria della Casa della Relazione Solida.

In questa teoria parlano dei nove elementi costitutivi e fondamentali di una relazione solida e li visualizzano come sette piani di una casa, sostenuti da due muri portanti.

In particolare, per costruire e mantenere una relazione solida, per loro bisogna essere in grado di:

  • Costruire mappe dell’amore: ogni partner deve conoscere l’altro in modo approfondito, ovvero deve saper creare una sorta di mappa dei bisogni, dei valori, dei desideri, delle esperienze, delle paure e difficoltà del partner. Per fare questo è fondamentale una comunicazione basata sull’ascolto e sull’interesse reciproco; tale comunicazione deve essere mantenuta e arricchita nel tempo, perché nel tempo si cambia, e con noi le nostre mappe.
  • Condividere affettuosità e ammirazione: i partner devono scambiarsi gesti e comunicazioni di affetto, apprezzamento e valorizzazione reciproca e non darsi mai per scontati. L’affetto e l’ammirazione devono essere espressi, non solo provati internamente.
  • Avvicinarsi anziché allontanarsi: i partner devono essere disponibili nel rispondere ai tentativi di contatto dell’altro partner e alle sue richieste di vicinanza. Se uno dei due partner rivolge una richiesta o fa un’osservazione all’altro, questi deve essere disponibile a dare una risposta a tale richiesta o osservazione, invece di ignorarla o respingerla con ostilità.
  • La prospettiva positiva: se i primi tre piani permettono alla coppia di mantenere amicizia, intimità e passione, questo piano è una risultante dei successi o fallimenti ottenuti ai tre piani precedenti. La prospettiva positiva implica il saper accettare gli errori o le mancanze occasionali del proprio partner, in quanto vengono inseriti in un quadro più ampio, caratterizzato da tutto ciò che il partner ha di positivo e dai sentimenti di benessere che ci fa provare.
  • Gestire i conflitti: questo piano comprende sei abilità
    1. Prestare attenzione al modo in cui si comunica il proprio disagio o frustrazione: è importante farlo dolcemente invece che in modo critico e partendo dall’espressione dei propri sentimenti e non dall’accusa rivolta all’altro.
    2. Dare spazio alle proposte del partner quando si cerca un compromesso.
    3. Capacità di riparare già durante la conversazione, quando ci si accorge che non sta andando in una buona direzione (esprimere empatia, sorridere, fare una battuta).
    4. Riuscire a disinnescare una lite quando i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse (disprezzo, critiche, ritirarsi sulla difensiva, ostruzionismo) prendono il sopravvento.
    5. Ricorrere a strategie di autorilassamento per abbassare il livello di attivazione: calmarsi e poi parlarne.
    6. Elaborare e superare eventi spiacevoli o brutte liti, invece di nasconderle o negarle.
  • Realizzare i propri sogni di vita: i partner devono sostenersi e rispettare i reciproci sogni.
  • Creare significati condivisi: i partner devono essere in grado di comunicarsi apertamente i propri valori e credenze e, se possibile, condividerne almeno alcuni.

Questi livelli vengono sorretti da due muri portanti:

  • Impegno: fa riferimento alla lealtà, all’aver scelto di esserci per quel partner in particolare, a una promessa di fedeltà e cura costante e continuativa.
  • Fiducia: è la consapevolezza di ciascun partner che l’altro ci sarà, a prescindere dalla situazione, non in modo perfetto ma nel miglior modo possibile.

Ma come far sì che in una relazione ci siano tutti questi elementi?

Partendo dalla valutazione delle difficoltà della coppia specifica, si potrà intervenire sulle aree più compromesse, che possono essere:

Bibliografia
Schwartz Gottman, J. – Gottman, J. (2017). Dieci principi per una terapia di coppia efficace. Cortina Raffaello

I QUATTRO CAVALIERI DELL’APOCALISSE

Quali sono le componenti che mettono più a rischio una relazione?

I coniugi Gottman, nelle loro numerose ricerche, hanno portato in evidenza i quattro principali fattori predittivi della fine di una relazione. Li hanno chiamati i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse:

  • Critiche: ricondurre i propri problemi di coppia esclusivamente ai difetti dell’altro e addossare a lui la colpa dei conflitti non fa altro che allontanare i due membri della coppia e generare risentimento e rabbia.
Un esempio può essere dire “come al solito non hai fatto la lavatrice, sei il solito scansafatiche!” piuttosto che “mi sento molto stanca oggi, potresti lavare tu i piatti per favore?”.
  • Disprezzo: assumere un atteggiamento di superiorità e disprezzare l’altro attraverso sarcasmo, prese in giro e svalutazioni, non solo verbali ma anche non verbali, porta al generarsi di una distanza emotiva e fisica tra i partner e al crollo dell’autostima e del sistema immunitario del partner screditato.
Un esempio può essere alzare gli occhi al cielo quando il partner dice di non sentirsi bene, prendendolo come una scusa da lui usata per non fare qualcosa.
  • Ritirarsi sulla difensiva: il partner attaccato attraverso critiche e disprezzo tenderà a rispondere assumendo il ruolo di vittima, cercando scuse per i propri comportamenti, o contrattaccando, aumentando la spirale di discredito reciproco.
Un esempio dell’assunzione del ruolo di vittima può essere che, all’accusa di un partner che sbraita “mai una volta che mi aiuti!”, l’altro risponda “ma come? Non vedi mai niente di tutto ciò che faccio per te”.Un esempio del contrattacco invece può essere che, quando un partner afferma “sei il solito incapace!”, l’altro risponda “eh invece tu sei brava a far tutto vero?”.
  • Ostruzionismo: durante le liti più intense l’attivazione fisiologica (battito cardiaco, respirazione, sudorazione) raggiunge picchi elevati, tanto che per abbassarla i partner possono sentire il bisogno di distogliere lo sguardo o allontanarsi fisicamente dall’altro, chiudendosi ai suoi tentativi di avvicinamento e di comunicazione e di fatto escludendolo.

Naturalmente, tutti noi facciamo uso di alcune di queste modalità in particolari situazioni; ciò che è fondamentale per una buona e solida relazione sono i tentativi di riparazione. Per riparazione si intende la capacità dei partner di non nascondere e negare gli eventi spiacevoli ma di affrontarli, parlandone ed elaborandoli. Questo è possibile quando ci si confronta per capire cosa è avvenuto, per comprendere il punto di vista del partner, per assumersi la responsabilità del proprio contributo a ciò che è accaduto e per chiedere scusa.

Bibliografia
Schwartz Gottman, J. – Gottman, J. (2017). Dieci principi per una terapia di coppia efficace. Cortina Raffaello

LA SEPARAZIONE DEI GENITORI

La separazione dei genitori è un momento destabilizzante sia per i genitori sia per i bambini. Per i genitori implica un fallimento del proprio progetto di vita e genera emozioni simili al lutto; per i bambini implica un cambiamento nel loro mondo, in un modo che per loro equivale alla perdita delle sicurezze e anche alla perdita di una parte di sé.

Il conflitto genitoriale

Alcuni genitori possono chiedersi se debbano prefiggersi lo scopo di bandire ogni forma di conflitto coniugale o celare ai figli ogni disaccordo. Non solo è una cattiva idea ma è anche impossibile. Il conflitto e la collera sono componenti normali della vita matrimoniale. Le coppie che sanno esprimere le proprie differenze apertamente e sanno convivere rispettandole hanno rapporti più felici. I genitori che riconoscono le emozioni negative sono nella migliore posizione per aiutare i figli ad affrontare i loro sentimenti di collera, tristezza e paura. I figli possono trarre giovamento dall’assistere a certi conflitti familiari, quando i genitori esprimono il loro disaccordo in modo rispettoso e si sforzano per trovare una soluzione. Nascondere la verità è impossibile: la comunicazione avviene anche a livello non verbale e i bambini sanno leggere le componenti emotive di una situazione. La mancanza di spiegazioni può indurre i bambini a generarne di proprie, elaborando varie fantasie, generalmente colpevolizzanti di sé.

Non separarsi “per il bene dei figli”

Evitare di separarsi “per i figli” è un bene se significa che la coppia si impegna per risolvere i problemi e ritrovare la serenità, mentre non lo è se diventa una costrizione e un peso che inevitabilmente graverà anche sulle spalle dei figli. La convivenza obbligata espone infatti i bambini a conflitti continui e rischia di inserirli in ruoli che non spettano loro, come il ruolo di mediatori nei conflitti o di confidenti.

La decisione di separarsi

Un evento difficile o doloroso come la separazione dei genitori non necessariamente rappresenta un trauma a lungo termine per i figli: dipende anche da come viene gestito. È infatti fondamentale che tra i genitori si mantenga una comunicazione e una condivisione delle responsabilità verso i figli: i genitori in lotta sono per il bambino l’equivalente di una lotta interna, in quanto egli porta dentro di sé entrambi i genitori, ed è per lui impossibile e sconveniente prendere le parti di un genitore contro l’altro; ciò genererebbe infatti un forte senso di colpa per il tradimento di una delle due figure più importanti per lui. Un bambino coinvolto nel conflitto genitoriale potrà provare impotenza e rabbia, che si esprimeranno attraverso un possibile sintomo. I conflitti genitoriali che continuano durante e dopo la separazione hanno due possibili conseguenze:

  • Esauriscono le risorse dei genitori, che non riescono così a sostenere e accompagnare i bambini in questo momento difficile
  • Portano ad investire tutte le risorse affettive sui figli, con il rischio di collocarli in ruoli inappropriati

Come comunicare la decisione di separarsi ai figli?

Sospendere il conflitto tra genitori nell’interesse dei figli
I genitori dovrebbero mettersi d’accordo sui modi e sui tempi per comunicare al bambino la decisione di separarsi e dovrebbero essere in grado di farlo insieme. Lasciare che sia un solo genitore a fare la comunicazione genera un messaggio di parte ed implica il coinvolgimento del figlio in un conflitto.

Scegliere un momento adeguato
La comunicazione dovrebbe essere fatta in un momento calmo, in cui non ci siano interferenze esterne e in cui sia possibile esprimere vicinanza ai figli

Sottolineare che l’amore dei genitori per i figli non cambia
I figli hanno bisogno di sapere che l’amore dei genitori per loro sarà lo stesso, anche se mamma e papà non vanno più d’accordo e vivranno separati.

Accogliere le emozioni dei figli
È importante concedere a tutti i figli di poter esprimere le proprie emozioni o dubbi e accoglierli empaticamente.

Ricordare ai figli che non è colpa loro
Rassicurare i figli che non sono il motivo della separazione e che continueranno a vedere entrambi i genitori.

Essere sinceri
È importante evitare che i figli nutrano illusioni e speranze di una riconciliazione.

Quali reazioni può avere un figlio alla notizia della separazione dei genitori?

Compiacenza
Un figlio potrebbe decidere di fare del suo meglio per essere perfetto perché si sente in colpa per il conflitto tra i genitori e perché pensa di essere la causa della loro separazione.

Dolore o rabbia
Un figlio potrebbe mettere in atto manifestazioni estreme come modo per liberarsi della sofferenza che ha dentro.

Sgomento e opposizione
Un figlio potrebbe reagire con espressioni oppositive di rabbia e pianto nella speranza che con il suo comportamento possa cambiare le cose.

Come affrontare al meglio la separazione?

Non usare i figli come arma verso l’altro genitore
Quando un genitore impedisce all’altro di vedere i figli, parla male di lui in loro presenza o chiede ai figli di schierarsi, li mette nella posizione scomoda in cui si trova un figlio che ama entrambi i genitori e che si sente obbligato a proteggere ognuno di loro dagli attacchi dell’altro. È dunque importante che i genitori separino il ruolo di genitore da quello di coniuge in conflitto. Come genitori dovrebbero fare il possibile per aiutare i figli a sentirsi amati da entrambi i genitori, anche se ciò significa cedere all’altro coniuge parte del potere e dell’autorità. Dovrebbero inoltre cercare di concentrare l’attenzione sugli aspetti costruttivi dei conflitti, dicendo che essi aiutano mamma e papà a chiarire le differenze e a trovare le soluzioni.

Non lasciare che i figli si intromettano nel conflitto
Spesso i figli possono cercare di agire da mediatori tra i genitori. È importante dire ai figli che non rientra nelle loro responsabilità il prendersi cura dei genitori, sottolineando che non sono loro la fonte dei problemi e non mettendoli nella posizione di dover nascondere delle informazioni all’altro genitore.

Ricorrere all’allenamento emotivo per parlare dei conflitti tra genitori
È importante parlare con i figli dei loro sentimenti di tristezza, paura o rabbia quando scoppia un conflitto tra i genitori, scegliendo un momento in cui si è relativamente calmi. È importante dedicare tempo per aiutarli ad affrontare le loro emozioni a riguardo e rassicurarli che la loro tristezza è normale, legittima e compresa.

Stabilire strutture di sostegno emotivo per i figli
Il distacco dalla famiglia può essere una soluzione che il figlio trova per affrontare la situazione. È importante prestare attenzione agli amici e alle attività dei figli durante i periodi di tensione familiare e assicurarsi che siano circondati da altri adulti fidati a cui possano rivolgersi per conforto o appoggio.

Dimostrare ai figli che entrambi i genitori li amano
Ai figli bisogna assicurare che, anche se i genitori non vanno d’accordo, entrambi li ameranno sempre e si prenderanno cura di loro. Questo messaggio si trasmette anche continuando a interessarsi dei dettagli della vita quotidiana dei figli e rimanendo emotivamente disponibili per loro.

Ascoltare i figli
Nei casi di separazione i bisogni principali da prendere in considerazione sono quelli dei figli, non quelli dei genitori. I figli non possono essere divisi a metà e non sono pacchi postali: è importante che possano vedere entrambi i genitori, ma è fondamentale anche che lo possano fare secondo i loro tempi e bisogni, avendo una casa principale in cui tenere le loro cose.

Bibliografia
Cecatiello, A. – Clerici, C. A. (2016). I miei genitori si dividono. E io? Separarsi e divorziare tutelando se stessi e i figli. Red Edizioni
Gottman, J. – Declaire, J. (2015). Intelligenza emotiva per un figlio. Una guida per i genitori. BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Marcoli, A. (2017). Il bambino arrabbiato. Favole per capire le rabbie infantili. Mondadori