MI SENTO DI PESO PER GLI ALTRI

A volte capita di sentirci in difficoltà e di sentire il bisogno di chiedere aiuto, o di desiderare qualcosa e di volerlo chiedere per sé, ma ci ferma la paura di essere di peso.

Sentirsi di peso significa aver paura di preoccupare, appesantire, rattristare, caricare di una responsabilità l’altro. Ciò che ci aspettiamo è che, se mettiamo nella relazione con l’altro il nostro bisogno, l’altro si sentirà costretto a farsi carico di noi, volente o nolente, rinunciando a se stesso. Per questo spesso preferiamo rinunciare a noi e cerchiamo di essere come pensiamo che l’altro ci voglia.

Ci sentiamo più a posto con noi stessi se ce la caviamo da soli e mettiamo davanti gli altri, mentre abbiamo il timore di risultare egoisti e cattivi se mettiamo prima noi stessi. Questo però può portarci ad accumulare rabbia e frustrazione, perché non sentiamo mai spazio per noi e per ciò che desideriamo.

Ma perché non possiamo considerare che l’altro potrebbe non vedere il nostro bisogno come un peso? O che, anche se per lui fosse una preoccupazione, potrebbe aver voglia di essere lì con noi, a darci una mano? O che, se l’altro decidesse di non accogliere il nostro bisogno, anche noi potremmo valutare quanto quella relazione ha valore per noi?

In una relazione non siamo da soli e potrebbe valere la pena di trovare un modo in cui poterci essere entrambi, ognuno a proprio modo. Permettiamo all’altro di esserci, ma permettiamolo anche a noi stessi.

Se hai voglia di parlarne con qualcuno, contattami.

I SINTOMI PSICOLOGICI

La sofferenza psicologica ha molti modi di esprimersi, attraverso vari sintomi: ansia, depressione, problemi con l’alimentazione, pensieri ossessivi, disturbi sessuali…

sintomi sono l’impossibilità per la persona di esprimere il dolore. Sono un modo di comunicare qualcosa che, in quel momento, non può essere comunicato altrimenti.

Spesso ci perdiamo il legame tra il sintomo e le dimensioni personali che non sentiamo riconosciute, di cui abbiamo paura o di cui ci vergogniamo. Ci sembra più facile nascondere tutto in profondità e “cavarcela da soli”, per apparire forti e resistenti, ma quella parte di noi che ha voglia di piangere, di essere compresa, di dire “ascoltami”, continuerà a parlare attraverso i sintomi.

Finchè non ne ricostruiremo il senso, il sintomo ci sembrerà nato dal nulla, qualcosa di esterno a noi che ci è capitato e che ci fa soffrire. Se invece trovassimo uno spazio in cui recuperare il senso di quel sintomo e in cui esprimere le dimensioni di sofferenza che abbiamo cercato di nascondere anche a noi stessi, il sintomo non avrebbe più niente da chiedere con insistenza.

Un sintomo non vuol dire essere “pazzi” ma significa che non ci stiamo ascoltando abbastanza. La sofferenza è una dimensione umana e noi possiamo scegliere se e come prendercene cura. 

La terapia è uno dei modi per prenderci cura di noi, per dare una storia a quel sintomo e per costruire insieme delle narrazioni alternative, dove il protagonista non è il sintomo, ma siamo noi.

Se hai voglia di parlare con qualcuno dei tuoi sintomi e di come ti fanno sentire, contattami.