FARE ESPERIENZA

Esperienza deriva dal latino experientia – da experiens, participio presente del verbo experiri, ossia “provare, sperimentare“.

Ma in cosa consiste il fare esperienza?

Ognuno di noi si muove sulla base delle proprie anticipazioni su di sé e sul mondo, ovvero sulla base di ciò che immagina che accadrà o che non accadrà conseguentemente al suo agire. Di solito, tendiamo a scegliere tra le tante possibilità di agire quella che ci permette di sentirci più sicuri rispetto alle nostre previsioni.

Il nostro muoverci nel mondo sulla base delle nostre anticipazioni ci mette di volta in volta a confronto con la possibilità che queste si rivelino sensate o con la possibilità che ciò che avevamo anticipato non si verifichi.

Mettere a verifica le proprie anticipazioni su di sé e sul mondo è un processo di apprendimento e di crescita, che però non è sempre così facile.

Ci sono alcune anticipazioni che per noi sono particolarmente importanti, centrali, e spesso riguardano il modo in cui noi ci percepiamo, cosa ci aspettiamo da noi, cosa ci aspettiamo in generale dal mondo nei nostri confronti.

Queste anticipazioni tendiamo ad usarle in modo massiccio perché per lungo tempo ci hanno permesso di stare in piedi e continuare a camminare. Arriva a volte il momento in cui però non vengono confermate o non si rivelano più utili come prima: trovarne delle nuove significherebbe imparare e crescere ma è spesso molto difficile perché implicherebbe abbandonare il modo con cui abbiamo letto e costruito noi stessi e il mondo per tanto tempo.

Possiamo dunque rimanere bloccati tra il nostro modo abituale di fare, pensare, vedere, sentire e la possibilità di cambiare, aggiungere, modificare, arricchire, perché non conosciamo un’alternativa o perché vediamo le alternative come qualcosa che non ci appartiene.

È come se il nostro modo abituale ci avesse permesso di salire tanti gradini, ci avesse accompagnato per tanto tempo nel costruire qualcosa per noi, nel direzionarci, nell’andare avanti – per poi accorgerci che quel modo tanto conosciuto, rodato, fidato non ci permette però di andare oltre, di fare il salto, di mettere – e di metterci – alla prova.

Ha quindi molto senso capire perché il nostro modo abituale è ed è stato così importante per noi, cosa ci ha permesso di fare, quale senso ha avuto – per poi darsi anche il tempo di curiosare tra le alternative, pensare ad altri modi, scegliere quelli più vicini a noi, quelli più plausibili, per riprendere a fare esperienza, a imparare, a crescere, accettando che questo percorso possa non essere né facile né immediato. Perché nel cambiamento, soprattutto di parti centrali di sé, c’è sempre una sensazione di spaesamento, angoscia e paura, ma attraversate quelle si apre per noi la possibilità di essere anche altro – e di stare meglio.